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Magari fosse vero che cambiando il governo si compisse il miracolo!
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Le critiche sono molte, ma cercherete invano a conclusione delle critiche un rimedio rapido e sicuro.
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Se questo rimedio portentoso c' è, e se c' è l' uomo capace di applicarlo, chieda la parola, indichi il rimedio e se sarà veramente tale io gli cederò subito il mio posto!
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La verità è che quando io, dopo il ritorno dalla America, consapevole delle gravi responsabilità finanziarie ed internazionali, chiesi la cooperazione di tutti gli uomini e di tutti i partiti per la salvezza comune, taluni acerbi critici preferirono di scansare le responsabilità.
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Non so se con ciò essi fecero una buona operazione elettorale, ma so per certo che accettando la responsabilità noi abbiamo compiuto un duro ma nobile dovere verso il popolo italiano.
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Una seconda categoria dei miei interlocutori è quella dei dubbiosi, dei trepidi.
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Ce la faremo?
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Arresteremo i prezzi?
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Salveremo la lira?
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Rispondo:
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certissimamente, purché vogliamo con fermezza, con tenacia, con solidarietà.
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È inutile che una categoria voglia sopraffare l' altra per arrivare al traguardo.
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O tutti o nessuno.
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Non giovano né resistenze, né scioperi, né serrate, né soprusi, né doppio gioco.
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Disciplina, solidarietà, ci vuole ed onestà.
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Gli sciagurati che cercano di salvarsi danneggiando gli altri pagheranno presto o tardi fino all' ultima goccia.
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Impariamo da altre nazioni che si sono imposte le più rigide privazioni come se si fosse ancora in tempo di guerra.
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Chiedetelo a chi viene da Londra.
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Il governo non indietreggerà dinanzi a nessuna misura che sarà necessaria.
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Bisogna contenere i prezzi, comprimere i consumi, tassare il superfluo, ridurre le spese, mantenere l' ordine:
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solo a tale condizione avremo credito e prestiti.
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In questi giorni il governo ha deliberato provvedimenti che seguono alcune direttive chiare e conseguenti.
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Lo Stato, cioè la cassa comune, non può mantenere bassi i prezzi del pane, del carbone e dei servizi con un artificio, cioè mettendo a carico comune i consumi del cittadino o dell' industria ma può e deve comprimere i prezzi di speculazione, i prezzi cioè che non sono naturali ma conseguenze del panico, di una infondata svalutazione della lira e della ingordigia degli egoisti che si buttano a comprare case, terreni, viveri, titoli e bestiame a qualunque prezzo rovinando se stessi e gli altri.
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Il governo non può tollerare che si trattengano le merci in magazzino per buttarsi poi come sciacalli su un mercato reso vuoto dalla speculazione.
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Il governo deve provvedere agli indigenti, ai disoccupati, ai rifugiati, a chi soffre e meno guadagna.
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Questa è la graduatoria del programma.
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Non ignora che altri, benché in qualche misura provveduti hanno tuttavia bisogno di miglioramenti, ma chiede che gli si serri addosso in questo momento in cui urge riguadagnare la fiducia e la calma del mercato interno ed estero onde impedire ulteriori svalutazioni della lira e permettere la impostazione di un bilancio sano e tranquillante.
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Una terza categoria è quella degli avversari politici;
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a questi dico con tutta lealtà:
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ricordatevi che in democrazia siamo tutti in cordata.
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È pericoloso, pazzesco, bisticciare e venire alle mani prima di avere superato il cammino.
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Ora bisogna puntare i piedi:
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bisogna inarcare le gambe e irrigidire i muscoli in uno sforzo comune.
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Quando saremo passati, ognuno si batta come può;
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e per chi vince sarà una vittoria senza danno della patria che sarà salva, mentre chi perde in conseguenza delle responsabilità affrontate avrà il merito di avere sacrificato anche il successo elettorale alla sorte del paese.
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Ma io ho fede nel popolo italiano e penso che il popolo ricambierà con la sua fiducia chi ha creduto in lui e nel suo avvenire.
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Politica italiana nell' Alto Adige
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Il Tiroler di Bolzano dà particolare rilievo alle dichiarazioni fatte dal ministro degli esteri sulla politica italiana nell' Alto Adige e le commenta diffusamente.
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Le dichiarazioni di Tittoni – scrive l' organo popolare tedesco di Bolzano – hanno un grande valore perché sono una nuova arma in nostra mano contro disposizioni d' impiegati subalterni, le quali stanno in stridente contrasto colla politica proclamata da Tittoni.
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« Le dichiarazioni del ministro degli esteri, aggiunge il Tiroler, sono anzi un segnale per i partiti tedeschi del Tirolo meridionale ch' essi devono mobilitare contro la politica dei nazionalisti e dei fanatici del Trentino e protestare contro ordinamenti che offendevano profondamente la lingua tedesca, la scuola tedesca e tutta la coscienza tedesca ».
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Tittoni, continua il giornale, ha colpito nel segno:
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« molto dipenderà dal modo con cui i tedeschi verranno trattati.
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Se il governo italiano viene loro incontro in tutti i loro postulati e soddisfa i loro legittimi desideri riguardo alla scuola, la religione, il diritto, gli usi ed i costumi, se concede loro una completa autonomia e conserva tutti gli impiegati dello Stato, esso troverà forse meno difficoltà qui che nel Trentino e nell' Italia ».
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Questo linguaggio, come si vede, non lascia nulla a desiderare per quanto riguarda la chiarezza e la precisione.
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Si sente una lingua appena disciolta dagl' impacci della censura.
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Di fronte a che, poiché il Tiroler tira in causa anche il Trentino, cercando di costruire, senza distinguere più esattamente, una contraddizione profonda fra la politica consigliata dal Trentino e quella proclamata da Tittoni, ci teniamo a dichiarare brevemente questo.
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Noi aderiamo completamente alle idee enunciate da Tittoni alla Camera, e per aderirvi non abbiamo atteso le conclusioni di S. Germain.
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Ogni qual volta fummo richiesti, rispondemmo consigliando una politica equa, diritta, rispettosa delle autonomie locali e del carattere nazionale.
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Per quanto le ferite inferteci dai tedeschi della vecchia provincia fossero recenti e più che naturale fosse in noi il ricordo degli antichi torti ed il risentimento per le offese sofferte, noi non abbiamo mai lasciato influire il nostro giudizio sulla politica da seguirsi in avvenire dai ricordi del passato.
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O meglio dal passato noi vogliamo trarre quest' unico ammaestramento:
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che una nazione si può guadagnare solo colla libertà e col ragionamento, non con altri mezzi.
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Se i nostri consigli furono seguiti nell' Alto Adige durante il periodo di armistizio, non possiamo affermare con cognizione di causa perché in questo frattempo dovemmo provvedere ai casi nostri, i quali non stavano così sicuri da poter concederci il lusso di pensare ai casi altrui.
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Ma se sono vere le informazioni affrettate che abbiamo potuto procurarci, le quali combinano colle notizie mandate da lassù alla grande stampa italiana, si deve ammettere che, tolti qui e lì singoli casi, il governo militare fu di fronte all' Alto Adige lo stesso governo che si praticò in confronto del Trentino, con tutte le sue virtù e con tutti i suoi difetti.
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Ce ne fa fede anche l' elenco concreto dei gravami che fa seguire il Tiroler stesso.
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Il giornale infatti scrive a questo punto:
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« Le misure degli organi governativi italiani hanno mostrato che non s' intende punto di venir incontro ai tedeschi.
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A nessun impiegato tedesco si è dato ancora alcun posto definitivo, si sono allontanati dei professori senza comunicarne i motivi, rifiutati posti ai maestri perché contro di loro s' erano raffazzonate dal regime poliziesco del militarismo italiano coll' aiuto di mangiatedeschi italiani delle accuse calunniose ».
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Noi leggiamo meravigliati e ci domandiamo:
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è tutto qui?
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E voi vedete in tutto ciò un sistema « antitedesco », e levate le più alte strida?
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A parte la nomina definitiva degli impiegati che non s' è fatta ancora in nessun luogo( l' annessione non è ancora proclamata), non sa il Tiroler che professori e maestri sospesi colla stessa procedura lamentata da lui ve ne sono anche nel Trentino?
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E non sa il Tiroler che nel Trentino si sono sciolte più di un quarto delle rappresentanze comunali mentre nell' Alto Adige, se siamo ben informati, ogni comune poté governarsi come prima;
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e che da noi si ebbero più internamenti che nella parte tedesca o nella zona mista?
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È quindi esagerato ed ingiusto parlare di politica d' oppressione contro i tedeschi, politica che sarebbe consigliata dai Trentini.
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Diciamolo francamente:
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in molti circoli del Trentino c' è la sensazione che i tedeschi in confronto degl' italiani, siano trattati con particolari riguardi.
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Il Tiroler tocca ancora della questione scolastica.
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Si tratta di provvedimenti in corso, di cui non conosciamo esattamente la portata, per cui ci riserviamo di parlarne a miglior agio.
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Dalle misure prese finora, il Tiroler trae intanto la ragione di attaccare gli ispettori Papaleoni e Giovanazzi e domandarne l' allontanamento.
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E conclude:
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« Bisogna introdurre un altro metodo di governo.
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Se i postulati dei tedeschi verranno soddisfatti ed essi verranno trattati in modo veramente liberale, il governo italiano non avrà qui grandi difficoltà.
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Si verrà invece ad attriti ed a sollevazioni, se la popolazione tedesca si vedrà lesa nei propri diritti e nella propria coscienza nazionale ».
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Ebbene che dobbiamo dir noi, dal nostro punto di vista, al cospetto di queste intimazioni?
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Poche parole.
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Noi desideriamo vivamente che la lotta nazionale finisca.
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Noi abbiamo bisogno di pace e lavoro.
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Per questo e per ragioni di equità che noi vogliamo applicate dall' Italia anche in confronto di chi fu complice della nostra antica oppressione, domandiamo che con una separazione amministrativa gli attriti vengano diminuiti al minimo.
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Entro questi confini venga data alle popolazioni la massima autonomia.
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Noi non intendiamo affatto che nell' Alto Adige sia fatta una politica trentina.
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Vi si faccia una politica italiana di larghezza, di civiltà, di giustizia.
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Ma domandiamo anche che vi si faccia una politica di principi e di coerenza.
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Non bisogna che oggi qualche impiegato si permetta un atto che dai tedeschi viene interpretato come un' offesa e che poi di fronte alle proteste, il governo soffra un' umiliazione.
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Ci vuole una politica diritta che non si lasci fuorviare dai fanatici o dagl' idealisti ma che non si lasci nemmeno intimidire dalle minacce tedesche.
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Noi conosciamo i nostri vecchi amici di casa e possiamo dare dei consigli, anche se non ci vengono richiesti.
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Il maltrattarli sarebbe ingiusto;
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ma la politica più nefasta sarebbe quella di trattarli senza coerenza.
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I connotati morali
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Appoggio senza limiti, senza distinzioni, senza riserve dovrebb' essere il contenuto della collaborazione, secondo un autorevole membro dei consiglio nazionale liberale di Milano.
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Questo si chiama atteggiamento leale, sincero.
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I popolari che al congresso hanno fatto una precisa distinzione fra la propria dottrina e quella del fascismo, che hanno rilevato in giusta misura le confluenze ma anche le divergenze, che per l' opera globale del governo hanno avuto un giudizio complessivo favorevole, ma hanno criticato alcuni particolari provvedimenti, i popolari sono nell' equivoco.
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I liberali invece di destra e i destri della sinistra, i democratici sociali, i massoni di tutti i settori, non sentono né esprimono riserve o condizioni;
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battono le mani e danno tutto l' appoggio più sincero.
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Fino ieri avevano governato l' Italia secondo i loro principii e secondo i loro metodi, che avevano proclamati immortali e insostituibili;
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e oggi che il fascismo rinnega la base politica del liberalismo e non ammette la « libertà liberale », codesti liberali sinceri e leali – leggere il Giornale d' Italia – non hanno la più sommessa obiezione da fare, la menoma eccezione da sollevare.
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Collaborano senza sottintesi.
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La socialdemocrazia volle essere e proclamarsi in ogni tempo il partito più democratico, il partito della borghesia di estrema che getta i ponti di passaggio verso il socialismo.
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Il fascismo proclama il proprio avvento come la rivoluzione vittoriosa contro il regime democratico e dichiara di sostituire alla democrazia la gerarchia, e al suffragio universale, quando e dove occorra, la dittatura!
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Ma tuttavia i democratici sociali collaborano senza riserve morali o distinzioni dottrinarie o pratiche.
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Collaborano con lealtà e sincerità.
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Subsets and Splits
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